Sequestro Uber, la dolcezza della legalità

In seguito alla nomina come coadiutore del sequestro di prevenzione ex art. 34 Codice antimafia ho scoperto che il processo di legalizzazione può non essere traumatico e può trovare una sintesi fra rispetto della legge, visione imprenditoriale e sostenibilità.

La visione imprenditoriale trova uno spazio proprio in ragione della sua originalità. Non avrebbe senso proporre un servizio o un prodotto già presente sul mercato.

La ragione di esistere di un’impresa è la sua insostituibile identità, il luogo geometrico dove si incontrano domanda e offerta, in corrispondenza di un bisogno da soddisfare.

E l’identità sarà ancora più marcata all’interno di una concezione di prodotti e servizi particolarmente innovativa.

Ma proprio perché l’idea è innovativa l’ordinamento non è pronto a regolare nuovi fenomeni dove s’incunea l’idea imprenditoriale: analizziamo il caso di Uber Eats in Italia e gli effetti del sequestro previsto dall’art. 34 del Codice antimafia.

Uber Eats in Italia: cosa avrebbe comportato una misura più incisiva del sequestro?

Come si poteva sottoscrivere un contratto telematico senza firma digitale all’esordio del commercio elettronico? Come si regolano le criptovalute nel mercato delle valute? E come si regola il rapporto di un collaboratore a ore che trova un lavoretto (‘gig’) pensato per arrotondare, ma trasformato nella realtà in un vero e proprio impiego a tempo pieno?

L’innovazione passa per l’incertezza e l’ordinamento arriva in ritardo a regolare questi fenomeni, passando per successive approssimazioni.

Uber Eats aveva affidato in Italia la gestione dei rider a terzi che non controllava e ha creato le condizioni per lo sfruttamento dei medesimi.

La reazione poteva essere più incisiva: spossessamento dell’impresa, nomina di un altro rappresentante legale all’interno di una multinazionale e verosimile fine dell’esperienza di Uber in Italia, con conseguente danno alla filiera dei ristoratori che beneficiano dell’attività di distribuzione e dei rider stessi che perderanno occasioni di lavoro, per quanto precarie.

Art. 34 del Codice Antimafia: verso il rispetto della legge in via graduale

Invece il sequestro previsto dall’art. 34 del Codice antimafia ha permesso di dosare l’intervento dello Stato: persuasione per la trasformazione.

In meno di nove mesi Uber si è dotata di protocolli di legalità, di modelli organizzativi e di un’impronta etica votata al rispetto del suo impatto sociale che ha imposto una ricalibrazione delle sue modalità organizzative.

E soprattutto, l’impresa è rimasta viva.

Forse questo è l’insegnamento più importante: i sequestri dolci, riconoscono che la legalità e il crimine sono due estremi di un processo fatto di infinite variabili e sfaccettature.

Ed è più utile per tutti percorrere il cammino verso il rispetto della legge in via graduale anziché spegnere l’interruttore dell’impresa strappandola di mano dall’imprenditore.

Avv. Fabio Cesare